Nel tentativo di esorcizzare l'autunno, mi reco a vedere "Le mie grosse grasse vacanze greche" e subisco una serie di cocenti delusioni.
1) Di grosso ci sono solo le tette di due turiste spagnole.
2) Di grasso non è rimasto niente: la protagonista, che all'epoca del suo matrimonio pesava ottanta chili, adesso ne pesa su per giù cinquanta, tanto che si vanta di assomigliare ad Angelina Jolie (un'anoressica). Perché non possiamo essere coraggiose come la modella delle taglie forti Crystal Renn?
3) Richard Dreyfuss, mio mito dai dempi de "Lo squalo", fa battute demenziali. Di fronte a uno spiedino di carne chiede: "Ma è carne di topo?"
4) Il montaggio è allucinante. Durante tutto il film, a parte i cambi di colore dovuti ai differenti filtri non uniformati, si vedono: la base della telecamera (in alto, che prende l'intero schermo); varie giraffe (a destra e a sinistra, a seconda del dialogo); perfino una serie di faretti per illuminare l'unica scena notturna (quella originalissima del falò sulla spiaggia). Mai vista una cosa simile. E pensare che la pellicola è patrocinata dal Ministero della S-Cultura!
Che i greci si siano lasciati soffiare tutti i montatori, non solo i meno abbietti, come le metope del Partenone? O che il regista fosse un convinto sostenitore del motto della vecchietta cleptomane: "Chi non spreca, non impreca?"
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