martedì 11 agosto 2009

Immedesimazione

Mentre rileggo per l'ennesima volta "Testamento Tribolacco" e mi chiedo se sono stata proprio io a scriverlo, un amico lo legge per la prima volta e mi dice che è divertentissimo. A lui sono piaciute le descrizioni di vita domestica e, in particolare, la scena presso la scuola di ballo, durante la quale il maestro dai capelli inanellati e dalle movenze amene ha scoperto che ero sposata. Non ci sono stati due lettori che abbiano apprezzato la stessa parte! Gli amici di John fanno il tifo per lui (Louvre compreso) mentre i miei amici si domandano come possa stare insieme a me (che è un modo gentile di fare il tifo per lui).
Tornando al nostro lettore, la cosa che gli è piaciuta meno è il punto di vista. E due. Secondo lui una che dice che insegnerà a nuotare ai friulani, che suo padre le ha insegnato a eccellere e che tutti i pazzi li incontra lei, dando per scontato di essere nel giusto, è una "antipatica egocentrica" che non aiuta a immedesimarsi. Ho tentato di far notare a questo lettore che fin dalla prima pagina la protagonista afferma di essere malata, quindi il suo punto di vista non pretende di essere razionale e imparziale.
E poi è proprio necessario, creando, pensare a chi leggerà e fare in modo di scrivere cose che piacciano e che facilitino la digestione (vedi Dan Brown)?
P.S. Se il punto di vista di Testamento è fuori dal coro, aspettate a leggere "Il degerminatore"!

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