A furia d’incontrare gente così, ho cominciato a sentirmi strana.
“All’epoca mi sembrava tutto fuori dell’ordinario, bizzarro. Sentivo qualcosa di stonato. Vivevo e avevo la sensazione di essere un cervello positronico in mezzo a tanti terrestri. Ero stata programmata per la luna e mi ritrovavo nel piovoso emisfero chiamato Friûl. Per adattarsi, i miei circuiti facevano uno sforzo immane ma ottenevano risultati insoddisfacenti. M’imponevo di sottostare alle regole del luogo e allo stesso tempo di preservare la mia incolumità: impossibile. Forse è stata proprio questa contraddizione a condurmi alla rovina…”
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