lunedì 18 aprile 2011

Immaginazione

“Le vie dell’immaginazione” di Hella Haasse, scrittrice olandese, è un romanzo strano, che vorrebbe essere un giallo ma non lo è, anzi, risulta molto più riuscito come parodia del genere giallo; è coinvolgente senza voler essere accattivante a tutti i costi; è emozionante senza strizzare l’occhio al lettore. E’ un fiore, un profumatissimo tulipano sbocciato nel giardino della nostra immaginazione.
La protagonista è una coppia di giornalisti sposata da una decina d’anni: lei ha rinunciato alla carriera per accudire la prole, lui si trova a dover abbandonare la linea editoriale della rivista presso cui lavora, colta e raffinata, per assecondare i gusti commerciali del nuovo proprietario. Tra i suoi nuovi compiti c’è quello di scrivere la bozza di un romanzo giallo, il cui finale sarebbe a cura dei lettori della rivista. Ma il protagonista è un appassionato di misteri veri e non uno scrittore dell’ennesimo giallo “whodunit”. Lui è sulle tracce di un poeta, dotatissimo ma ancora sconosciuto, nelle cui liriche si è imbattuto per caso, e non ha nessuna intenzione di andare a Mentone, tralasciando le sue ricerche sul più bello, per un mese intero, per accontentare il capo che lo spinge a prendersi una vacanza durante la quale trovare l’ispirazione. Tuttavia non ha parlato a nessuno di questa sua ricerca, nemmeno alla moglie, perché non gli venga soffiata la paternità della scoperta sensazionale, così è costretto a partire, famiglia al seguito. E’ dura abbandonare i propri sogni e infatti se ne pente subito: fa un incidente con la macchina che gli è stata prestata, di notte e sotto un diluvio biblico; è costretto a far accettare l’aiuto di un camionista a moglie e figli se non vuole che passino la notte in un autogrill; una volta arrivati a destinazione, la proprietaria della villa in cui sono ospiti non c’è e il suo maggiordomo risulta essere un individuo inquietante. Come se non bastasse, la trama del romanzo giallo non gli viene mentre la moglie, a riposo da tanto tempo, ritrova la vena e si mette a scrivere prolificamente su un quadernetto. Dove troverà l’ispirazione? Nell’aria di mare di Mentone? E perché il maggiordomo continua a spiarli e a proibire ai bambini che giochino in alcune zone del parco della villa? I sospetti che a poco a poco si fanno largo su di lui sono solo giochi della fantasia o brandelli di realtà?
Ho detto già troppo. Vale la pena di leggerlo ma non aspettatevi un finale risolutivo. La vita non è mai né bianca né nera, figuriamoci la finzione!

P.S. Sarà che l’autrice è femmina ma in questo libro gli svolazzi di fantasia sono una competenza virile mentre la vera arte è donna. Non me ne vogliano i maschietti…