venerdì 25 maggio 2012

Fumetto

Ogni tanto è bello lasciarsi andare a letture non impegnate, anche se qualche appassionato del genere non sarebbe d'accordo sulla definizione e vorrebbe farmi lo scalpo. Fatto sta che ho letto il primo volume (albo? tomo?) della serie de Lo scorpione, dal titolo "Il marchio del diavolo", e mi è piaciuto. Enrico Marini è il disegnatore e Stephen Desberg, nato in Belgio, è lo sceneggiatore. L'ho letto perchè ho riconosciuto lo Scorpione dopo averlo fotografato casualmente, anni fa, a Bruxelles: era uno dei tanti murales sparsi per la città. Si tratta di un fumetto da collezione, con disegni bellissimi. Sfondo beige per la luce diurna e blu per quella notturna sulle quali spiccano rossi, verdi, e naturalmente il nero del protagonista, di notevole impatto plastico. La storia si ambienta a Roma nel millesettecento. La Chiesa risulta comandata da una decina di potenti e ricche famiglie che tramano per soffocare i nascenti spiriti laici nazionali nei regni europei. Lo Scorpione, esperto d'arte, collezionista e predatore di tombe, si trova suo malgrado coinvolto nella morte del Papa. Niente paura, maschietti, non è un fumetto tutto sciabola e inseguimenti; ci sono anche le dovute pause con le donnine discinte. Forse sì, non è un fumetto pensato per il gentil sesso. Ma che importa quando il protagonista è tutto muscoli e ha le mascelle che ricordano un noto attore di soap opera. Dimenticavo! Ha pure il petto scolpito che si vede tra i lacci della camicetta... Aiuto, parlo come una quasi-quarantenne in crisi mistica. Mi sa che devo comprarmi il secondo albo? per farmela passare.

mercoledì 4 aprile 2012

Ginnastica

Terribile. Eppure il Bukowski poeta mi aveva divertito tanto…
Il Bukowski romanziere, quello di “Donne”, almeno, è illeggibile. La trama si può così riassumere: un poeta cinquantenne, alcolizzato e sulla cresta dell’onda, approfitta della propria notorietà e della disponibilità di alcune giovani donne, drogate o psicopatiche, per lasciarsi andare a un’avventura sessuale dietro l’altra.
Non che io sia una moralista ma persino alla trasgressione c’è un limite, superato il quale si piomba nella noia più totale. Strano ma vero, la trasgressione fine a se stessa è banale, insulsa, da idioti. Se l’alter-ego dell’autore avesse avuto un avversario (in carne ed ossa o una cirrosi epatica o un’anomalia congenita del ventricolo) sarebbe stato tutto più interessante. Invece qui abbiamo un cinquantenne con gli ormoni sballati che si crede un ragazzino e che trasuda pateticità da tutti i pori. Peccato.
Mi sono dovuta ricredere su un autore che sa essere ironico ma che ha voluto strafare. Era meglio se fosse rimasto ai suoi versi che, essendo brevi di natura, gli avrebbero evitato alcune imbarazzanti acrobazie verbali e ginniche. La volgarità gratuita è ingiustificabile. Tuttavia non mi sentirei di stroncare “Donne” del tutto. Ci sono alcune categorie di persone a cui potrebbe piacere: a chi ha problemi di testosterone, a chi non batte chiodo da anni, ai detenuti.