lunedì 26 luglio 2010

Il mistero di Maigret

Attorno alla figura di Maigret sono stati scritti 76 romanzi e 26 racconti. Se il "pezzo grosso della Polizia giudiziaria" non avesse avuto successo, Georges Simenon non avrebbe perso quarantuno anni a scrivere su di lui... ma Maigret ne ha avuto di successo, eccome! La spiegazione resta un mistero dato che egli è anziano, tutt'altro che attraente e, sebbene sia portato per le indagini poliziesche, è decisamente negato per i rapporti umani. Parla pochissimo, evita la mondanità e, in alcuni casi, rasenta la maleducazione. A detta del suo stesso creatore, Maigret è: "solitario, scontento, ripiegato su di sé, ostinato" e non si cura "di apparire ridicolo". Un mostro. Persino Miss Marple sembra un angelo in confronto.
E allora perchè le storie in cui lui è il protagonista sono diventate così celebri? Francamente non per la trama. Ne ho lette quattro o cinque e non me le ricordo. Sono un po' come quei film di cui dici: "Ah, bello!" e l'attimo dopo non ti ricordi più chi era il cattivo. Forse per l'atmosfera. Leggendo "All'insegna di Terranova", che è il romanzo che ho appena finito, mi sembrava di essere in riva al mare, di sentire lo sciabordio delle onde contro il vecchio peschereccio e l'odore del merluzzo salato (male). Ma basta una bella descrizione d'ambiente per fare un capolavoro?
E poi perché, una volta risolto il caso, Maigret non sembra contento e scappa via senza salutare nessuno? Perché ha dovuto rinunciare alle ennesime vacanze in Alsazia? Perchè la vita che attende il protagonista, scagionato dall'accusa di omicidio, è una vita scialba e dannatamente borghese? Forse doveva riuscire a suicidarsi per ottenere la simpatia di Maigret?
Boh, chi riesce a capirlo questo genio dell'investigazione? Sarà famoso perchè ci stiamo ancora scervellando nel tentativo di dargli un senso...

sabato 17 luglio 2010

Capovolgimento

Orfana dai mondiali di calcio, ho letto un romanzo africano, "Gli Stati Uniti d'Africa" di Abdourahman A. Waberi. Lavoro interessante per il capovolgimento di prospettiva: l'Africa è il continente civilizzato mentre il resto del mondo, tra cui la cara Europa, un focolaio di lotte tribali e pulizie etniche. La protagonista, una bambina nata nella repressa Normandia, viene abbandonata dalla madre indigente e adottata da una rispettabile famiglia della borghesia di Asmara (Eritrea).
La storia si focalizza sul viaggio interiore della protagonista che, diventata adulta, desidera, come tutti gli adottati, entrare in contatto con la madre biologica. Non c'è azione, non c'è trama nel senso stretto della parola, c'è solo il pregnante dialogo tra l'autore e la protagonista, che si danno del tu, dando vita al primo romanzo in seconda persona che io abbia mai letto. Gli Stati Uniti d'Africa si fa leggere volentieri per le sue descrizioni, la sua atmosfera calda e allegorica, l'originalità compositiva. Lo consiglio a chi vuole immergersi per poche ore in una lettura che trasuda di vita e di morte, di speranza e di abbandono, ma non a chi è fermo nelle sue convinzioni e non sa immedesimarsi negli altri.
L'autore è uno di quelli utopisti, uno di quelli che pensa che la letteratura possa migliorare il mondo. "Se i racconti rifioriscono, se le lingue, le parole e le storie tornano a circolare, se la gente impara a identificarsi con personaggi nati al di là della frontiera, questo sarà sicuramente un primo passo verso la pace".
Magari! Nel frattempo, mentre aspetta che le sue opere di denuncia facciano il loro effetto, vive nella "sottosviluppata" Francia... ma si sa: nessun profeta è compreso in patria.
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domenica 11 luglio 2010

Tu vo' far l'americano!

Qualche anno fa lessi "Io uccido" di Giorgio Faletti e mi piacque tantissimo. Superai il pregiudizio che un dj non sapesse scrivere, e bene, pregiudizio che qualcuno mantiene ancora oggi nei sui confronti, nella convinzione che abbia un gost writer. Da allora non lessi altri suoi romanzi perchè, con tutti gli autori che ci sono, non mi piace soffermarmi sullo stesso troppo a lungo. Ma a volte non sei tu che scegli loro, sono loro che scelgono te, e così mi sono imbattuta in "Niente di vero tranne gli occhi" e mi sono arresa.
Che scriva in modo fluido, non c'è dubbio; che sia capace di mantenere viva l'attenzione del lettore per cinquecento pagine, non ci piove; che le due trame che compongono il romanzo, quella dell'investigatore newyorkese e quella della poliziotta romana, si fondano con un certo senso, ci può anche stare. Ma che la poliziotta sia stata concepita da due ovuli che si sono fusi dando origine a una sorta di "chimera", mi sembra tanto una cavolata alla Dan Brown. E mi dispiace. Era tutto così piacevole. Bastava giustificare il trasferimento della poliziotta a New York, dopo l'operazione agli occhi, con il desiderio di trascorrere la convalescenza dalla madre, che viveva lì. Sarebbe stato così semplice! Forse troppo. La tentazione di stupire con qualche dettaglio infondato e psichedelico è sempre in agguato dietro l'angolo. Il problema è che poi la gente ci crede... come la storia del braccialetto di caucciù del valore di 20 centesimi che viene venduto a 50 euro con la scusa che allineerebbe il campo magnetico del corpo umano con quello della terra, regalando senso dell'equilibrio e maggiore forza. Neanche fosse un'arma Jedi! Perchè sentiamo il desidero di credere in queste baggianate? Coraggio, Faletti, sii fiero della tua italianità. D'accordo, non possiamo essere tutti impegnati come Saviano, ma da qui a mangiare solo hamburger e patatine fritte ce ne passa!
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