lunedì 8 marzo 2010

Corrida

La municipalità di Barcellona sta discutendo un disegno di legge sull'abolizione della corrida in Catalogna nonostante l'opposizione di Madrid. Oltre a motivi economici - il turista vi assiste al massimo una volta nella vita più per curiosità che per il piacere di osservare la lenta agonia di un toro di 470 chili almeno - ci sono ragioni sentimentali. La corrida è la Spagna, se non altro uno dei suoi componenti principali. Persino io, contraria all'uccisione rituale di animali (se dite là che la corrida è uno sport vi ammazzano), non ho resistito e ho visitato, in bassa stagione, la "plaza de toros" di Siviglia con annesso museo. In fondo mangio carne. Il dottor Veronesi direbbe che non c'è nessuna differenza tra l'allevare un vitello a furia di ormoni e macellarlo entro l'anno o farne crescere un altro per quattro anni e poi terminare la sua esistenza durante una gloriosa lidia.
Però il trattato di Hemingway sulla corrida non sono riuscita a leggerlo fino in fondo. Troppe ripetizioni. In "Morte nel pomeriggio", l'autore tenta di spiegare le ragioni secolari della corrida a una vecchina che, evidentemente, era sorda come una campana...
Inoltre non capirò mai come sia permesso ai dei bambini di dieci, dodici anni seguire le orme dei padri in quelle che sono delle vere e proprie corride in piccolo (becerradas) durante le quali i matadores in erba rimangono feriti anche in modo grave. L'ultimo episodio è recente. Sarebbe il caso di eliminare queste prima di ragionare su tutto il resto.

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