sabato 20 marzo 2010

Troppo o niente

Parigi, seconda metà del diciottesimo secolo. Il protagonista de "Il Profumo" di Patrick Suskind è un orfano la cui bruttezza non è l'unica ragione per la quale non riesce a trovare un posto nella turbolenta società di quegli anni: egli è completamente inodore. Il suo corpo non suda e non rilascia effluvi quindi, per istinto, gli altri lo evitano. A seguito di un doloroso periodo d'isolamento auto-inflitto, egli riesce a comprendere l'origine della propria diversità ma, lungi dal voler diventare normale, dedicherà la propria vita alla perfezione, alla ricerca del Profumo Ideale.
Romanzo scritto in modo impeccabile, soprattutto nella parte onirica: per il protagonista i sogni non sono immagini bensì odori. L'ho letto alcuni anni fa, quando ancora non si pensava di utilizzarlo come soggetto di un film, rimanendone affascinata. E' vivido, crudo, indelebile come una "nota di fondo". Adatto a nasi che non temono le essenze estreme. *****
Parigi, oggi. La protagonista di "L'odore del mondo" di Radhika Jha è una diciottenne di origine indiana che vive in Kenia e che, a causa di disordini politici, rimane orfana di padre e viene "abbandonata" dalla madre presso degli zii nella capitale francese. L'incontro con la civiltà occidentale è traumatico e la spinge a lasciare la nuova famiglia per cercare se stessa. Tuttavia l'identità non la si trova facilmente, specie se ci si rifiuta di lavorare e si lascia scadere il permesso di soggiorno (per ben due volte). La vocazione non la si scova buttandosi tra le braccia di uomini sposati o di commercianti senza scrupoli. La bellezza fisica non è un passe-partout e quell'odore insopportabile, di marcio, di morte, che ci afferra quando abbiamo paura di non farcela da sole, con le nostre uniche forze, non è una scusa sufficiente per isolarci dal mondo e abbandonarci all'auto-commiserazione.
La scrittura è fluida ma il tema non è originale, soprattutto se ci si è imbattuti prima in Suskind. **

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