domenica 5 settembre 2010

Amarcord

A volte, nelle polverose librerie di famiglia, si scovano perle di cui non si sospettava nemmeno l'esistenza o che si erano evitate in modo sistematico perchè non appartenenti al genere internazionale-bestseller-misteroteologico che va tanto di moda.
Ebbene, in questa sede voglio spezzare una lancia in favore degli autori locali come Virgilio Scapin o Cesare Marchi, di cui ho appena letto "Quando eravamo povera gente".
Il primo scrive in dialetto veneto quindi potrebbe risultare ostico ai più - anche se il recente successo di Camilleri farebbe pensare al contrario - con una poeticità sconvolgente, fatta di piccole cose, di abitudini contadine dimenticate, di nomi di frutti spariti dal commercio, di metafore mutuate dalla dura vita a contatto con la natura. Non mancano gli aneddoti divertenti, soprattutto a sfondo ludico-sessuale, che nel caso di Scapin dimostrano come si possa essere evocativi senza scadere nella volgarità.
Marchi, giornalista e saggista, nonchè personaggio televisivo, scrive in italiano, un italiano filologicamante corretto nel quale s'intravedono un certo gusto del classicismo e l'appassionato amore per il latino. Non per niente i suoi due lavori più famosi sono "Impariamo l'Italiano" e "Siamo tutti latinisti". Il bello di questo scrittore però, secondo me, è che non si crogiola nelle sue conoscenze per il puro gusto della citazione ma che le usa per comprendere e spiegare il comportamento dei nostri nonni. Ne scaturiscono una serie di scenette memorabili: "Le sgalmare dei socialisti", "Pesare il prossimo", "Il baccalà dei frati", "Quando la grappa ruttava", dalle quali scopri che tuo padre ha rubato delle battute di cui si vanta come fossero sue.
Un solo esempio di umorismo marchiano (tratto da "Genio alla rovescia"):
Un commissario d'esame, spazientito per la scena muta del candidato, volle fare lo spiritoso, suonò il campanello e ordinò al bidello: "Per favore, porti un po' di fieno". Il candidato, come se risorgesse da un letargo secolare: "E per me, un'aranciata".
Si sta parlando di un autore che ha vinto, presso il Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera, il famoso Dattero d'oro. Mica bruscolini.
Quindi, se vi capita sottomano un libro di memorie, leggetelo. Potreste imparare, o ricordare, a seconda di quanti anni avete, come vivevano i nostri nonni. E non erano solo stenti per le guerre, anzi.

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