mercoledì 8 dicembre 2010

Fame, amore e...

"Il prete bello" di Goffredo Parise potrebbe intitolarsi anche "Dei sospiri e delle fantasie". Il romanzo si ambienta a Vicenza negli anni 1938-40 e ha come protagonista un gruppo di zitelle, di diversi ceti sociali, che abitano nello stesso palazzo del centro storico e sono accomunate dall'infatuazione per il parroco.
Egli non è il protagonista, nonostante il titolo, e non fa nulla per meritarsi tante attenzioni ma, ahimè, la sua prestanza, il suo coraggio durante la Guerra di Spagna, le sue attitudini letterarie nonchè una certa propensione alla mondanità ne fanno il bersaglio di una devozione generale.
I colpi bassi che si riservano le zitelle pur di mettere fuori gioco le concorrenti e attirare la di lui benevolenza sono ben più gravi della fame, del freddo e della minaccia di una guerra mondiale.
Il narratore, un ragazzino indigente che abita in mezzo a loro, le descrive con ironia ma anche con benevolenza, un po' alla Manzoni. Approfitta della loro debolezza e allo stesso tempo le compatisce: come si fa a non innamorarsi di don Gastone, di quegli occhioni, di quella Fede e Ardimento?
Nessuna delle zitelle otterrà l'agognata ricompensa, che andrà a finire tra le sgrinfie di una pecorella smarrita: la felicità non appartiene a questo mondo e, per quanto ci diamo da fare, per guanto sgomitiamo, alla fine non ci rimane altro che asciugarci le lacrime.
Favola morale sulla vanità dei desideri. Da leggere per non dimenticare da dove veniamo e dove andremo a finire tutti quanti.

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