martedì 28 giugno 2011

Solo buoni romanzi

Immaginiamo per un attimo che in una libreria non ci siano né saggi né biografie, né libri di divulgazione scientifica né volumi per ragazzi, raccolte di fotografie o manuali di sopravvivenza tra vicini di casa. Non ci sarebbero nemmeno i best sellers che vendono milioni di copie (puro intrattenimento) né i romanzi che entrano a far parte delle cinquine dei premi letterari (puro fumo negli occhi). Cosa rimarrebbe? chiedete voi. I romanzi, o meglio, i buoni romanzi.
Laurence Cossé, ne “La libreria del buon romanzo”, ha immaginato questo scenario. Due visionari, un libraio dal breve curriculum e una donna della buona società in possesso di un discreto capitale, decidono di diventare soci e di aprire a Parigi la libreria dei loro sogni. Per far ciò, chiedono aiuto a otto “grandi lettori”, i quali devono compilare una lista di seicento romanzi ciascuno che andranno a rifornire gli scaffali della libreria. Unico requisito: la qualità.
Gulp! Seicento buoni romanzi. Non è un’impresa da poco. Ho fatto un rapido conto… non mi prenderebbero mai come grande lettrice. Anche se avessi letto seicento libri, cosa che non ho fatto, purtroppo, tra questi mi sentirei di consigliarne non più del venti per cento. Che tristezza. Cosa volete farci? Mi sono immedesimata… A parte le cinquanta pagine un po’ tecniche sull’apertura della libreria, il resto della storia è coinvolgente, soprattutto nella seconda parte, nella quale i due novelli impresari vengono minacciati e gli stessi grandi lettori, sebbene siano rimasti anonimi, subiscono degli strani incidenti.
Alcuni autori, esclusi dal catalogo della libreria elitaria, se la sono presa e hanno cominciato, sui quotidiani, una campagna denigratoria. Chi sono costoro che si eleggono a paladini della qualità letteraria? Che titoli hanno per fare una cernita? La violenza che si può celare dietro un autore frustrato è davvero notevole. Siete avvisati.
Il finale è amaro. Forse, nella nostra società dominata dall’apparire, anche in campo culturale, non c’è spazio per scelte di sostanza.
“La libreria del buon romanzo” è adatta a chi adora leggere bene ma è un po’ masochista.

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