sabato 9 ottobre 2010

Per sole donne

Questa volta escludiamo i maschietti e parliamo di Dorothy Parker, giornalista specializzata in commenti ironici sulla borghesia newyorkese della prima metà del secolo scorso, poetessa e scrittrice. Per la sceneggiatura di "E' nata una stella" (1937) fu candidata all'Oscar.
Definirla una donna spregiudicata è poco: ebbe due mariti e numerosi amanti, difese i diritti dei neri e degli ebrei, fu accusata di essere comunista durante il maccartismo. Era un'alcolizzata e tentò il suicidio per ben tre volte; alla fine morì d'infarto. Nonostante tutto era un'artista affermata, richiestissima nei salotti mondani e molto ben pagata dalle testate presso le quali lavorava: Vanity Fair, Vogue, New Yorker, per citarne alcuni. Il motivo è presto detto.
Aveva un tocco ironico ma non crudele, una vena polemica ma non offensiva, una visione disincantata ma non drammatica. Le donne sono così. Anche se avrebbero mille ragioni per ribellarsi e spaccare tutto, non rinunciano mai alla ragione e, se proprio devono diventare violente, lo fanno contro se stesse e non con chi le ama.
Io ho letto una raccolta di suoi articoli, "Uomini che non ho sposato", e me la sono spassata. Adoro come intesse i monologhi di donne che si ritrovano a cene noiosissime, con accanto commensali vuoti che non sanno far altro che disquisire di cetriolini e di quanto fosse buona la minestra, o di ragazze che sono invitate a party movimentati ma non possono staccare il fondoschiena dal divano perchè la giarrettiera s'è rotta e la calza scivolerebbe fino alla scarpa.
Scrive in modo moderno, affatto ingessato. Ciò che è ingessato è il genere maschile, imbranato nelle avances e deludente nel menage familiare. E' passato mezzo secolo ma niente è cambiato!
Consiglio la lettura di Dorothy Parker a tutte: impossibile non immedesimarsi con questa donna (ho detto donna e non scrittrice) sincera e graffiante.

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